La maternità è un argomento importante nella letteratura italiana. Vediamo come questo tema viene affrontato dai due grandi poeti: Edmondo De Amicis (1846 - 1908) e Pier Paolo Pasolini (1922 - 1975). Leggiamo la poesia "A mia madre" di De Amicis e poi ascoltiamo la "Supplica a mia madre" di Pasolini, letta da lui stesso.
A mia madre
Edmondo De Amicis
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni.
Mia madre ha sessant'anni
e più la guardo
e più mi sembra bella.
Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah, se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch'io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah, se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d'Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei.
Vorrei veder me vecchio e lei...
dal sacrificio mio ringiovanita!
beltà = bellezza (уст.)
un guardo = uno sguardo (уст.)
prego = preghiera (уст.)
perch'io = perché io
Ah, se fosse un mio prego in cielo accolto - Ах, если бы моя молитва была услышана на небесах
gran pittore d'Urbino - имеется ввиду великий художник эпохи Возрождения Рафаэль Урбинский
cangiar = cambiare (уст.)
E ora ascoltiamo (e poi leggiamone il testo) la poesia "Supplica a mia madre" del regista, poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini (legge Pasolini).
Supplica a mia madre
Pier Paolo Pasolini
E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...